Tra meno di un mese entrerò ufficialmente anche io nella categoria dei famigerati “Trenta”.
E per fortuna non sono stata una di quelle adolescenti che si autoimponevano scadenze come “prima dei trenta sarò già sposata e con figli – avrò una casa di proprietà / e vivrò felice e contenta con l’uomo della mia vita.”
E dico per fortunaperché non è andata poi così. Non sono proprio la quasi-neo-trentenne che rientrerebbe in questo quadro di vita patinato e quasi perfetto. Tutt´altro.
Le mie coetanee comprano ciucci e pannolini, mentre io sono online a guardare la nuova collezione di scarpeda ballo di quest’anno e nel frattempo dico alla mia coinquilina che è arrivato l´aumento dell’affitto.
Cercando di riassumere i miei 29 anni e 11 mesi: nata in Sicilia da famiglia 100% Terronica, cresciuta in Piemonte con Papà Geometra, mamma Maestra e sorellina di tre anni più piccola.
Cresciuta al nord, ma in una famiglia del sud, molto tradizionalista e molto unita: due genitori che mi hanno cresciuto con tutto l’amore possibile, mettendo il benessere mio e di mia sorella davanti a ogni cosa e insegnandoci i valori di fede, umiltà, amore e rispetto per il prossimo. Umiltà pure troppa. Crescendo mi sono resa conto che essere umili è un gran pregio, ma non deve significare essere calpestati e vedere calpestati i propri sogni. Giá, crescendo…
A trent’anni è facile ci si ritrovi a fare bilanci. Però il termine “bilancio” non mi è mai piaciuto.. Preferisco dire “prendere coscienza di dove sono QUI e ORA e di dove sto andando, conoscere al meglio e apprezzare la persona che sono e che sto diventando”.
La nostra generazione è forse quella che più ha patito il passaggio del diventare grandi, entrando nel mondo del lavoro. Divisi tra i nostri sogni di libertà e grandezza, e quelli dei nostri genitori che sono rimasti ancorati all’ideale del posto fisso e del sistemarsi presto, dopo tanti studi e sacrifici. Con queste premesse, catapultati dalla vivace università al mondo grigio del lavoro, abbiamo dovuto confrontarci con la gavetta, i contrattini del cavolo, senza certezza né durata, e l´ancestrale e inconscia tendenza a dover essere (tuttavia) grati per quelle poche briciole rimaste nel mondo del lavoro per noi giovani, super motivati ma malpagati e poco incentivati dalle circostanze.
E in questo mondo di incertezze e voli low cost, ho imparato a districarmi nelle difficoltà, a seguire le mie ambizioni, ad apprezzare le piccole cose, il Qui e Ora con persone per me importanti, senza sapere dove sarò domani. E a chiedermi, cosa voglio fare da grande? Qualche sera fa mi è stato chiesto cosa mi immaginavo da piccola, cosa volessi fare da grande.
E la cosa buffa è che, per qualche secondo, non mi è venuto in mente nulla. Poi tra cocktail e brindisi urlati sono riaffiorati i ricordi: dopo una fase (breve) da astronauta, e una un po’ più lunga da maestra (influenzata dall´esempio di mia madre), è arrivato il momento Stilista / Fashion Designer. Ah com’ero brava a disegnare!
Infine, con qualche anno in più, e un po’ di pragmatismo che non guasta mai, constatai che mi piacciono le lingue straniere, in cui ero anche bravina. Così, il mio nuovo sogno fu già più chiaro: studiare lingue straniere e viaggiare. Dopo una laurea a pieni voti come interprete di conferenza, e qualche anno in ufficio in Italia, sono riuscita ad ottenere un lavoro all’estero, dove vivo già da un paio di anni. All´età di 28/29 anni ho deciso di investire nello studio di quel che mi piacerebbe fare da grande: organizzare eventi. Finalmente l’ho capito.
Certo avrei potuto capirlo prima, mi sarei risparmiata anni di studio in un altro settore.
Certo avrei potuto studiarlo in Italia, sarebbe stato più facile.
In più ora addentrarsi a 30 anni in un nuovo settore, senza esperienza diretta (ma con diverse esperienze trasversali) in un paese straniero, non è facile. Ma non lo avrei fatto allora con la consapevolezza di adesso: ed è proprio questa la saggezza dei trent’anni: imparare a perdonarsi e comprendersi… Seguire i propri sogni o cambiarli (perché no?) e tirare fuori le unghie se necessario, pur di vederli realizzare. Capire che non c´è un percorso giusto o sbagliato in termini assoluti, ma che ognuno ha il suo e ognuno ha i propri tempi – tutto sta nel capire quali siano le proprie aspirazioni e cosa fa stare bene. E non fa niente se negli anni ho collezionato qualche delusione e qualche cerotto sul cuore.
Anche tutto questo fa parte della persona che sono e che sarò.
E così mi avvicino al mio Trentesimo Compleanno come un funambolo, un’equilibrista in bilico tra i miei sogni e la realtà, tra l’esuberanza che mi contraddistingue e la pacatezza e l’ordine del paese in cui vivo ora… tra il compromesso della lontananza da casa e la soddisfazione di quello che a fatica sto costruendo per me. Una grande certezza: l´amore dei miei cari, familiari e non.
La distanza non scalfisce certi rapporti.
Oggi prenoto il volo per Casa. Festeggerò i miei 30 anni due volte: a casa mia in Italia e nella mia nuova casa qui in terra straniera. Con gli amici di sempre e di ora. E mentre controllo le date del volo, penso che se il tempo dell’Amore non è ancora arrivato, è sicuramente giunto il tempo per me, quello in cui il senso di onnipotenza dei vent’anni è stato sostituito da maggiore consapevolezza e maturità: così mi perdono i momenti di ingenuità (e conseguente delusione) del passato, i chiletti di troppo e le fragilità… Chiudo gli occhi e mi faccio trasportare altrove dalla musica, e penso che la prossima salsa cubana la ballerò con le mie nuove bellissime scarpe da ballo e so già che a fine canzone mi ritroverò spettinata e felice.
Qui e Ora.
Questo spazio è dedicato alle vostre storie. Riflessioni, propositi, affanni, sogni, ricordi, speranze, cicatrici, obiettivi, preoccupazioni, desideri. Parole sparse, pensieri e riflessioni. Voglia di raccontarsi o semplicemente di sentirsi come a casa. Scriveteci a itrentenni@gmail.com
Cosa voglio fare da grande?
itrentenniTra meno di un mese entrerò ufficialmente anche io nella categoria dei famigerati “Trenta”.
Tutt´altro.
Umiltà pure troppa. Crescendo mi sono resa conto che essere umili è un gran pregio, ma non deve significare essere calpestati e vedere calpestati i propri sogni. Giá, crescendo…
Divisi tra i nostri sogni di libertà e grandezza, e quelli dei nostri genitori che sono rimasti ancorati all’ideale del posto fisso e del sistemarsi presto, dopo tanti studi e sacrifici. Con queste premesse, catapultati dalla vivace università al mondo grigio del lavoro, abbiamo dovuto confrontarci con la gavetta, i contrattini del cavolo, senza certezza né durata, e l´ancestrale e inconscia tendenza a dover essere (tuttavia) grati per quelle poche briciole rimaste nel mondo del lavoro per noi giovani, super motivati ma malpagati e poco incentivati dalle circostanze.
Qualche sera fa mi è stato chiesto cosa mi immaginavo da piccola, cosa volessi fare da grande.
Dopo una laurea a pieni voti come interprete di conferenza, e qualche anno in ufficio in Italia, sono riuscita ad ottenere un lavoro all’estero, dove vivo già da un paio di anni. All´età di 28/29 anni ho deciso di investire nello studio di quel che mi piacerebbe fare da grande: organizzare eventi.
Capire che non c´è un percorso giusto o sbagliato in termini assoluti, ma che ognuno ha il suo e ognuno ha i propri tempi – tutto sta nel capire quali siano le proprie aspirazioni e cosa fa stare bene. E non fa niente se negli anni ho collezionato qualche delusione e qualche cerotto sul cuore.
Una grande certezza: l´amore dei miei cari, familiari e non.
E mentre controllo le date del volo, penso che se il tempo dell’Amore non è ancora arrivato, è sicuramente giunto il tempo per me, quello in cui il senso di onnipotenza dei vent’anni è stato sostituito da maggiore consapevolezza e maturità: così mi perdono i momenti di ingenuità (e conseguente delusione) del passato, i chiletti di troppo e le fragilità… Chiudo gli occhi e mi faccio trasportare altrove dalla musica, e penso che la prossima salsa cubana la ballerò con le mie nuove bellissime scarpe da ballo e so già che a fine canzone mi ritroverò spettinata e felice.
E per fortuna non sono stata una di quelle adolescenti che si autoimponevano scadenze come “prima dei trenta sarò già sposata e con figli – avrò una casa di proprietà / e vivrò felice e contenta con l’uomo della mia vita.”
E dico per fortuna perché non è andata poi così. Non sono proprio la quasi-neo-trentenne che rientrerebbe in questo quadro di vita patinato e quasi perfetto.
Le mie coetanee comprano ciucci e pannolini, mentre io sono online a guardare la nuova collezione di scarpe da ballo di quest’anno e nel frattempo dico alla mia coinquilina che è arrivato l´aumento dell’affitto.
Cercando di riassumere i miei 29 anni e 11 mesi: nata in Sicilia da famiglia 100% Terronica, cresciuta in Piemonte con Papà Geometra, mamma Maestra e sorellina di tre anni più piccola.
Cresciuta al nord, ma in una famiglia del sud, molto tradizionalista e molto unita: due genitori che mi hanno cresciuto con tutto l’amore possibile, mettendo il benessere mio e di mia sorella davanti a ogni cosa e insegnandoci i valori di fede, umiltà, amore e rispetto per il prossimo.
A trent’anni è facile ci si ritrovi a fare bilanci. Però il termine “bilancio” non mi è mai piaciuto.. Preferisco dire “prendere coscienza di dove sono QUI e ORA e di dove sto andando, conoscere al meglio e apprezzare la persona che sono e che sto diventando”.
La nostra generazione è forse quella che più ha patito il passaggio del diventare grandi, entrando nel mondo del lavoro.
E in questo mondo di incertezze e voli low cost, ho imparato a districarmi nelle difficoltà, a seguire le mie ambizioni, ad apprezzare le piccole cose, il Qui e Ora con persone per me importanti, senza sapere dove sarò domani. E a chiedermi, cosa voglio fare da grande?
E la cosa buffa è che, per qualche secondo, non mi è venuto in mente nulla. Poi tra cocktail e brindisi urlati sono riaffiorati i ricordi: dopo una fase (breve) da astronauta, e una un po’ più lunga da maestra (influenzata dall´esempio di mia madre), è arrivato il momento Stilista / Fashion Designer.
Ah com’ero brava a disegnare!
Infine, con qualche anno in più, e un po’ di pragmatismo che non guasta mai, constatai che mi piacciono le lingue straniere, in cui ero anche bravina. Così, il mio nuovo sogno fu già più chiaro: studiare lingue straniere e viaggiare.
Finalmente l’ho capito.
Certo avrei potuto capirlo prima, mi sarei risparmiata anni di studio in un altro settore.
Certo avrei potuto studiarlo in Italia, sarebbe stato più facile.
In più ora addentrarsi a 30 anni in un nuovo settore, senza esperienza diretta (ma con diverse esperienze trasversali) in un paese straniero, non è facile. Ma non lo avrei fatto allora con la consapevolezza di adesso: ed è proprio questa la saggezza dei trent’anni: imparare a perdonarsi e comprendersi… Seguire i propri sogni o cambiarli (perché no?) e tirare fuori le unghie se necessario, pur di vederli realizzare.
Anche tutto questo fa parte della persona che sono e che sarò.
E così mi avvicino al mio Trentesimo Compleanno come un funambolo, un’equilibrista in bilico tra i miei sogni e la realtà, tra l’esuberanza che mi contraddistingue e la pacatezza e l’ordine del paese in cui vivo ora… tra il compromesso della lontananza da casa e la soddisfazione di quello che a fatica sto costruendo per me.
La distanza non scalfisce certi rapporti.
Oggi prenoto il volo per Casa. Festeggerò i miei 30 anni due volte: a casa mia in Italia e nella mia nuova casa qui in terra straniera.
Con gli amici di sempre e di ora.
Qui e Ora.
L. C.
itrentenni@gmail.com
itrentenni
Riflessioni, propositi, affanni, sogni, ricordi, speranze, cicatrici, obiettivi, preoccupazioni, desideri. Parole sparse, pensieri e riflessioni. Voglia di raccontarsi o semplicemente di sentirsi come a casa.
Scriveteci a itrentenni@gmail.com
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